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Mozione approvata dall?assemblea dei docenti della Facoltà di
Ingegneria dell?Università degli Studi di Salerno relativamente ai
provvedimenti normativi e finanziari riguardanti l?Università.
I diversi interventi normativi, da parte dei Governi che si sono
avvicendati alla guida del Paese negli anni, disegnano un quadro
generale che vede l?Università sempre più soggetta ad attacchi
tendenti a ridimensionarne la funzione di Università pubblica.
In particolare il DDL Gelmini, in discussione in Parlamento, non
risolve il problema dell?invecchiamento del corpo docente. Anzi, esso
ostacola l?ingresso dei giovani meritevoli in tempi brevi e ne
prolunga inspiegabilmente il periodo di precariato (stimato in circa
dieci anni), anche con l?istituzione dei ricercatori a tempo
determinato. Inoltre, non prevede alcuna normativa per riconoscere la
funzione docente dei ricercatori in servizio. Infine, introduce organi
di governo verticistici e un marcato ridimensionamento del potere del
Senato Accademico rispetto a quello del Consiglio di Amministrazione e
del Rettore. Di fatto, l?Università pubblica italiana sarà soggetta a
logiche esclusivamente economiche a scapito di quelle culturali e
scientifiche, che ne hanno invece contraddistinto nei secoli il punto
di forza e di eccellenza. Tutti gli interventi normativi di ?riforma?
sono disegnati senza previsione di investimenti necessari a realizzare
quanto previsto, ma confermando la tendenza a ridurne l?entità
complessiva.
Le ultime leggi finanziarie sono state caratterizzate da consistenti e
strutturali tagli al finanziamento degli Atenei pubblici, che il
sistema non può sostenere, per poi intervenire con azioni compensative
parziali e sperequative. In particolare:
- il mantenimento dei tagli previsti dalla legge 133/2008, che
porteranno nel prossimo futuro la maggior parte degli Atenei statali
italiani al commissariamento;
- la legge 203/2008 (finanziaria 2009), che prevedeva un taglio di 730
milioni di Euro per l?anno 2010, in parte superato con una ?una
tantum? di 400 milioni di Euro;
- la legge 191/2009 (finanziaria 2010), che conferma gli stessi tagli.
L?entità del taglio al finanziamento è dunque di 1,3 Miliardi di Euro:
si passa dai 7,3 miliardi di Euro del 2006 ai 6 miliardi di Euro per
il 2012, con una riduzione di circa il 18%, senza tener conto degli
effetti dell?inflazione e della perdurante crisi economica. Ciò in un
contesto europeo in cui tutti i Paesi più avanzati, nell?ambito di
manovre ben più importanti, aumentano in maniera significativa i
finanziamenti all?Università.
In questo quadro, la manovra economica in discussione al Parlamento
prevede anche un taglio complessivo della retribuzione dei docenti
stimato dallo stesso Governo in 300 Milioni di Euro per il triennio
2011-2013 e in 543 Milioni di Euro per il triennio 2014-2016,
producendo una riduzione strutturale complessiva di circa 1 Miliardo
di Euro. Pur non volendosi sottrarre ai necessari sacrifici imposti a
tutti i cittadini dalla difficile situazione economica del Paese, si
rimarca l?iniqua penalizzazione imposta ai docenti universitari: essi
infatti, da soli, sosterrebbero il 2% dell?intera manovra pur essendo
solo lo 0.2% della popolazione contribuente. Ad essi viene quindi
richiesto un sacrificio circa 10 volte superiore a quanto mediamente
richiesto agli altri contribuenti, palesando un carattere punitivo. La
situazione è resa ancora più iniqua dalla circostanza che i sacrifici
previsti, essendo perpetui, ricadranno in misura maggiore sulle spalle
dei docenti più giovani e con retribuzioni minori. Anche i precari
dell?Università vedono frustrate le loro legittime aspirazioni dal
provvedimento della finanziaria che obbliga gli Atenei a cancellare il
50% dei contratti di ricerca in essere, per lo più finanziati con
fondi provenienti da collaborazioni con il mondo dell?impresa privata.
L?assemblea ritiene che le iniziative dei Governi che si sono
avvicendati alla guida del Paese negli ultimi anni, l?ultima delle
quali è il DDL Gelmini, siano del tutto inadeguate alle esigenze
dell?Università pubblica italiana. Esse considerano infatti solo
alcuni degli aspetti dell?organizzazione degli Atenei, dalle modalità
di governo alle modalità di selezione dei docenti, ma non contengono
elementi in grado di trasformare il sistema universitario in una
struttura moderna e comparabile con le analoghe dei Paesi europei
avanzati. Inoltre, gli effetti delle politiche economiche degli
ultimi anni porteranno alla distruzione non solo materiale ma anche
culturale ed organizzativa del sistema universitario, riducendo le
prospettive di sviluppo del sistema universitario e producendo
nell?immediato futuro una perdita di competitività del sistema Paese,
che richiederà anni per essere recuperata.
L?assemblea decide di:
- dichiarare lo stato di agitazione permanente fino alla conclusione
dei lavori parlamentari per l?approvazione del Decreto Legge;
- sospendere gli esami di profitto e di laurea dal 28 giugno al 9 luglio;
- convocare una assemblea pubblica con gli studenti per giovedì 1
luglio per illustrare i motivi dell?agitazione;
- valutare ulteriori forme alternative di protesta che possano
coinvolgere l?intero Ateneo;
- intraprendere iniziative tese a trasmettere all?esterno la missione
dell?Università nella società della conoscenza per la produzione e
trasmissione del sapere, le sue molteplici attività e il senso della
protesta;
- riconvocarsi giovedì 8 luglio per valutare gli sviluppi che si
saranno avuti nel frattempo.